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La casa della Poesia - Milano

"Poemetto gastronomico e altri nutrimenti"

di Tomaso Kemeny

Sono le 21.30 di martedì 11 dicembre 2012. L’atmosfera nella “Casa della Poesia” costantemente presente nella Palazzina Liberty di Largo Marinai d’Italia a Milano, è gialla di faretti perimetrali. Riconosco i poeti Giancarlo Maiorino e Tomaso Kemeny. Il poeta ungherese, con la sua consueta gentilezza, questa sera mi sorride quando ricambia il mio saluto d’ingresso. E’ qui per l’occasione anche Antonio Ballista che riconosco dalle immagini viste su internet.
La serata comincia. Introduce Roberto Mussapi che parla della nuova pubblicazione di Kemeny della collana “I poeti” della casa editrice Jaca Book dal titolo “Poemetto Gastronomico e altri nutrimenti”.

Mussapi apprezza lo stile quasi narrativo del Poeta, seduto tra il pubblico pochi metri avanti a me. Sottolinea il carattere fermo e perdurante di alcune aree dense di poesia che altrove, più rarefatte, sfuggono come brezza impalpabile lasciando un profondo senso di malinconia.
Mi esalto perché credo di avere capito il senso del discorso, che tocca anche i dolorosi contenimenti editoriali tipici delle pubblicazioni poetiche, spesso assai poco lucrose.

E’ la volta di Kemeny che siede di profilo rispetto al pubblico, accanto al pianoforte, anch’esso di profilo affrontato e abitato da Ballista.
Il poeta inforca lenti sul naso, agita il microfono che, quasi a non volere guastare la festa, questa sera è funzionante già da subito. Tiene tra le mani i fogli delle poesie che legge con la sua voce aspra, penetrante, umida al trenta per cento, poligonale nella rincorsa degli accenti, negli accelerandi, nei picchi di tono e di volume, talvolta scivolando su un brevissimo cantato, da ottimo e naturale esperto di comunicazione quale dimostra di essere.

Questa sera la sua poesia sa di cipolla, profuma di zibibbo, ha il colore del sangiovese. Ecco che poi scivola verso piani lirici che investono il grande amore del poeta per l’umanità, per le cose, per il tempo passato.
Il mio orgoglio di studentessa del quinto anno del liceo classico Virgilio si decanta quado riconosco il famoso verso di Orazio, Ode 1, 9, “Vides ut alta stet nive candidum” citato da Kemeny che conclude la sua poesia confessando il suo stato di ebbrezza che deriva da intensi sentimenti celati “come di rado la luce / nei sogni”.

Ogni lettura si alterna ad un brano musicale, incessantemente eseguito con la nota maestria di Antonio Ballista che sfiora e socchiude le note alternandole  a martellanti percussioni che fanno vibrare il petto e rimbombano ottimamente nell’acustica della Palazzina Liberty di Largo Marinai d'Italia che ospita la serata. Sono brani consueti, molto armonici, classici di Rossini, Grieg, Schumann- Liszt,  Rameau, Mozart, Poulenc, Bach-Hess, Chopin, Debussy, Schubert-Liszt.
Mi procuro una copia del poemetto di Kemeny e mi assicuro una dedica. Non so perché sono contenta.

Non riesco a dormire.
E’ passata mezzanotte. Mentre mio padre dorme sul divano davanti alla televisione mi alzo dal letto e scrivo questo pezzo col mio portatile.
Non posso fare altrimenti.
Spero di trovare il giusto sonno, ora che mi sono alleggerita e liberata di questa necessità di raccontare il mio “personale” incontro con Tomaso Kemeny.
Valentina Tessitore
Classe 5KA del Liceo Classico Virgilio – Milano
12 dicembre 2012

 

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Roberto Mussapi introduce alla lettura del volume

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Gli applausi finali chiudono la serata.

Fotografie di Valentina Tessitore

 

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